SHAKESPEARE ON  LOVE 

 

Amore e Musica nella Cultura dell'Età Elisabettiana

 

Poems by William Shakespeare (1564-1616)

   

Songs by John Dowland (1563-1626), Thomas Morley (1558-1603),

 Thomas Campion (1567-1620), Robert Johnson (1582?-1633)

  

Instrumental Music by William Byrd (1540-1623)

 

 

 

 

Tra i temi fondamentali nell’opera di Shakespeare e, più in generale, nella cultura dell’età Elisabettiana il più importante e ricorrente è sicuramente quello dell’amore, in tutte le sue diverse declinazioni e sfaccettature psicologiche. Musica e amore sono poi strettamente congiunti nell’universo poetico di Shakespeare e la musica stessa è anzi definita “nutrimento dell’amore” («If music be the food of love ...», in “La dodicesima notte”, atto I) e innumerevoli sono nell’opera shakespeariana i richiami alla musica e alla sua potenza di suggestione amorosa.

 

Liberamente ispirandoci alla metafora di Beatrice, che in “Molto rumore per nulla” , paragona i diversi momenti della vicenda amorosa a balli e brani musicali di differente carattere e affetto, abbiamo immaginato il nostro spettacolo come un percorso, in cui testi shakespeariani, musiche strumentali e brani vocali di autori contemporanei al Poeta, si alternano e si completano e commentano a vicenda, come in un affascinante gioco di specchi, echi e rimandi, strettamente integrati quanto a tematica e affetto (o “mood”, per usare un più pertinente termine inglese dell’epoca), componendo un ideale viaggio emotivo all’interno della vicenda e della psicologia amorosa: dall’innamoramento, caratterizzato da languida dolcezza o sensuale ebbrezza, al momento, inevitabile all’interno del percorso amoroso, delle “pene d'amore”, della tristezza e delle lachrimae (come Dowland, il più celebre compositore di Songs dell’età elisabettiana, intitola una sua raccolta strumentale, intrisa del mood malinconico tipico del periodo), fino al momento che potremmo definire della “guarigione” dalla malattia amorosa, del disincanto o persino ironia e divertimento con cui vengono viste le passate sofferenze. Così, quando ci si rende conto che quelle degli innamorati sono solo “assurde favole”, poiché “Gli innamorati e i pazzi hanno i cervelli in tale ebollizione …”, la conclusione non può che essere: «Sigh no more, ladies, sigh no more … Mai più sospiri, donne, mai più sospiri ormai […] vostre doglie voltate in canti allegri, allegri e gai» (Molto rumore per nulla, Atto II.2).  Conseguentemente lo spettacolo-concerto si snoda, senza soluzione di continuità, attraverso tre parti, corrispondenti ai tre momenti e affetti sopra delineati: If music be the food of love – Lachrimae - Sigh no more…! 

 

La stretta connessione tra testi e musica nasce dalla fondamentale importanza che riveste la musica nella poetica e nell'opera stessa di Shakespeare, tanto da essere da Lui stesso definita "Food of Love". I brani, sia vocali che strumentali, citati nelle opere di Shakespeare, sono essenziali nell’esprimere, con grande capacità di introspezione psicologica e grazie alla capacità evocativa della musica, tutte le diverse emozioni e stati d’animo legate alle vicende amorose e alle situazioni drammatiche.

 

Molte delle canzoni cantate dai protagonisti dei suoi drammi (tratte spesso dal repertorio popolare o il cui testo fu composto o adattato dal poeta), furono musicate proprio dai musicisti presenti in questo programma; il loro rapporto con Shakespeare non è, dunque, soltanto di perfetta, tantomeno casuale, contemporaneità ma fu di diretta conoscenza e collaborazione (Johnson addirittura fu musicista della stessa compagnia teatrale di Shakespeare).